[LEZIONE 16]
Il trapianto di capelli è un intervento di microchirurgia estetica in cui viene asportata una parte dei capelli (compresa la radice) dalle regioni che normalmente non sono soggette a calvizie e che hanno un maggiore numero di follicoli, come i lati e la parte inferiore della testa (zona donatrice), per essere trasferita o ridistribuita a un’altra regione soggetta a perdita permanente o assottigliamento (zona ricevente).
Il principio che sta alla base dell’autotrapianto di capelli è piuttosto semplice: i follicoli della regione temporale e occipitale sono immuni al DHT, pertanto i capelli che crescono nella zona della nuca e sui lati della testa non sono destinati a cadere, persino nelle persone con un grado elevato di calvizie. La resistenza o sensibilità individuale dei follicoli piliferi al DHT è una caratteristica genetica degli stessi e rimane invariata quando il follicolo viene trasferito, mediante il trapianto, da una parte a un’altra della testa. Questo fenomeno è chiamato dominanza della donor, perché i capelli mantengono la loro caratteristica d’insensibilità al DHT che avevano nell’area da cui provengono (definita appunto donor).
La zona donatrice (donor) è la zona dalla quale vengono prelevati i capelli da trapiantare. Questi, nella calvizie comune, non cadono perché geneticamente non subiscono l’effetto del DHT.
La zona ricevente (recipient) è la zona nella quale si trapiantano i capelli, quella affetta da calvizie e quindi da rinfoltire.
La procedura, particolarmente lunga e meticolosa, è stata messa a punto per la prima volta nel 1930 dal medico giapponese Shoji Okuda, pioniere nei primi esperimenti di autotrapianto dei follicoli piliferi benché fosse inizialmente specializzato in oftalmologia. Sul finire degli anni ’50, il dermatologo americano Norman Orentreich perfezionò di molto la tecnica implantologica, che dagli anni ’60 ha cominciato a divenire disponibile commercialmente. Fino agli anni ’90, le procedure dell’autotrapianto erano primordiali e molto invasive: in pratica, veniva asportata dalla zona donatrice una striscia di cuoio capelluto, poi opportunamente tagliato in tanti quadratini, che venivano innestati nell’area calva. La procedura dava risultati modesti, quando non totalmente ridicoli: lasciava grosse cicatrici nella parte donatrice mentre, nell’area del trapianto, i capelli superstiti alla chirurgia ricrescevano a ciuffetti, come quelli di una bambola. Estremamente brutto a vedersi, totalmente innaturale. Fortunatamente, ora i prelievi vengono fatti singolarmente (o, al massimo, di due o tre follicoli alla volta) tramite apposite metodologie chirurgiche, e vengono impiantati ad uno ad uno. Pertanto le tecniche moderne sono orientate, generalmente, a ricostruire in maniera più naturale possibile le aree di capelli perse per azione della calvizie. Naturalmente un ruolo essenziale è svolto dalla scelta della clinica specializzata a cui si decide di rivolgersi. L’autotrapianto di capelli rappresenta la soluzione chirurgica alla calvizie, permettendo un rinfoltimento del cuoio capelluto nelle zone affette da caduta di capelli e diradamento.