[LEZIONE 21]

La Tricopigmentazione è una tecnica in continua evoluzione utilizzata per mascherare la perdita dei capelli sia nel caso in cui i capelli siano rasati o lunghi, derivante concettualmente dal tatuaggio. Essa permette, con strumenti specifici, di introdurre nel derma superficiale delle piccole quantità di pigmento al fine di simulare il capello nella fase di crescita. In questo modo una testa glabra sembrerà coperta da capelli cortissimi e una testa diradata sembrerà più folta grazie alla riduzione del contrasto cromatico tra capelli e cute. 

La strumentazione, la tecnica e i pigmenti di questa soluzione differiscono sia da quelli da tatuaggio sia da quelli della micropigmentazione. Questa soluzione garantisce ottimi risultati, sia in caso di copertura di aree diradate, sia in caso d’integrazione post autotrapianto. La tricopigmentazione, mediamente, utilizza un pigmento che si riassorbe nel tempo e quindi non è permanente. Un pigmento che va via consente di modificare il lavoro, cambiarlo seguendo le preferenze del paziente, o di abbandonare l’idea di ripeterlo. Negli ultimi anni si sta sviluppando anche in Italia la tecnica permanente. 

I principali trattamenti che possono essere eseguiti con la tecnica di tricopigmentazione sono:

effetto rasato, quando si vogliono tenere i capelli molto corti, circa 1 mm. In questo caso si va a simulare una testa rasata e la densità dipenderà da diverse variabili come il fototipo, la densità indigena in zona occipitale e superiore, le aspettative dell’utente.

– effetto densità, per mantenere i capelli lunghi sopra il centimetro. In questo caso si esegue un effetto rasato più intenso e i puntini vengono matematicamente disposti in maniera differente nella seconda seduta.

– effetto copertura, utilizzata per mascherare le cicatrici dovute a interventi chirurgici di trapianto di capelli o post trauma. Non tutte le cicatrici possono essere trattate con successo.